La lingua parlata dai primi discepoli di Valdo era il dialetto franco-provenzale. La letteratura valdese è stata studiata in modo particolareggiato da Edouard Montel nella sua
Histoire littéraire des Vaudois du Piémont (Storia letteraria dei Valdesi del Piemonte), pubblicata nel 1885, e composta da quattro periodi, secondo l’elaborazione dell’identità teologica del movimento valdese: il periodo cattolico, il periodo del movimento di povertà, il periodo ussita e il periodo riformato.
La produzione più significativa delle comunità valdesi è un corpus di setti poesie in franco-provenzale :
La Barca, Lo Despreczi de Mond, l’Evangeli de li Quatre Semencz, La Nobla Leyczon, Lo Novel Confort, Lo Novel Sermon, Lo Pere Eternal. Il testo più importante e più famoso di questo corpus, citato dallo storico valdese
Jean Léger Léger, Jean (1615-1670):
pastore e storico valdese.
, è la
Nobla Leyczon, composta da 479 versi. Queste poesie sono state trascritte, da parte di
barba Barba:
responsabili delle comunità valdesi alla fine del Medio Evo.
valdesi, nel XIV secolo e affidate a Morland, emissario di Cromwell presso il Duca di Savoia.
Confinate nelle valli valdesi per circa tre secoli, le comunità hanno mantenuto la loro particolarità linguistica: lettura della Bibbia in francese, celebrazione del culto in francese, uso di un dialetto
dauphinois come lingua quotidiana.
La lingua italiana si impose tra i Valdesi nel corso del XIX secolo con l’apertura della Chiesa valdese al resto dell’ Italia e la sua espansione nella penisola. Altre lingue, in particolar modo lo spagnolo, caratterizzano l’immigrazione valdese.