Un’immagine devalorizzata?
I tre gruppi (fascisti, antifascisti e massa silenziosa) reagirono ciascuno a suo modo con sensibilità diverse di fronte agli eventi della guerra ma con una preoccupazione comune : la situazione in Italia. Sia fascisti che antifascisti erano interessati dall’evoluzione del rapporto di forze sui campi militari e sopratutto all’interno della penisola. Gli altri erano invece angosciati dalle sorti delle loro famiglie disperse e di cui difficilmente si potevano avere notizie.
Quando l’Italia entrò in guerra contro la Francia gli animi degli emigrati furono segnati. A differenza dei fascisti, tutti condannarono tale atto per ragioni morali ed anche individuali, avvertendo quali sarebbero state le reazioni della popolazione francese. I verbali di polizia e le testimonianze confermano la fondatezza di tali timori: ovunque l’emigrato italiano divenne responsabile della politica del suo governo.
Durante e dopo la guerra ritroveremo sempre questo facile e abusivo tutt’uno tra un regime e individui che non vi si identificano. Solo i servizi ufficiali e gli ambienti fortemente politicizzati della popolazione francese riuscirono a fare la distinzione fondamentale che rimase comunque troppo sottile per l’opinione pubblica generale per la quale l’emigrato incarnava tutte le tare, tutti i difetti, tutte le scelte infelici e gli errori dei suoi governanti.
Gli anni 1944-45 furono segnati dal prosciugamento della presenza italiana per via del rientro dei fascisti e delle loro famiglie organizzato dal governo italiano. Per il resto alcuni giovani erano già stati arruolati nell’esercito italiano o nelle squadre dell’Arbeitsdienst (servizio lavoro obbligatorio) alcuni resistenti erano dispersi su vari terreni operativi o nei campi di concentramento, e alcuni fascisti erano stati arrestati all’inizio del conflitto dai tedeschi, su richiesta delle autorità italiane, e consegnati al governo romano.