Non abbiamo molte informazioni a riguardo di personaggio: ci sono ignote sia le origini che la fine della vita di Pietro Valdo. Per ciò che riguarda il cognome esatto, esiste solamente una forma latinizzata (Valdesius) e il nome Pietro, datogli dalla tradizione nel XIV secolo che lo definiva così come nuovo apostolo.
Le informazioni che abbiamo provengono dagli archivi dell’Inquisizione e dalle leggende valdesi. Valdo era un ricco mercante che intorno all’anno 1170 decise di vendere i propri beni e dedicarsi, rimanendo laico, alla predicazione del Vangelo, che egli stesso fece tradurre in franco-provenzale dal prete
Stefano d’Anse Anse, Etienne d’:
prete e studioso di grammatica, amico di Valdo e da lui incaricato di tradurre alcuni brani dei Vangeli.
e trascrivere a sua volta da
Bernard de Ydros Ydros, Bernard de:
copista, amico di Valdo, e collaboratore di Bernard d’Anse nella traduzione dei brani dei Vangeli.
.
Le ragioni che lo spinsero alla conversione sono diverse in base alle cronache giunte fino a noi. Tra esse possiamo citare la morte di un amico, la lettura della la
vita di Sant’Alessio Gesto di Sant Alessio:
leggenda medioevale che racconta la conversione di un cavaliere.
, che esalta l’eremitismo, o ancora la lettura del racconto evangelico del giovane ricco nel quale egli viene invitato a vendere le proprie ricchezze per seguire Cristo. Per Valdo l’ideale di povertà è un’esigenza dettata dal Vangelo e una condizione per poterlo annunciare.
Secondo più fonti, Valdo fu ricevuto dai legati del Papa nel 1179. Le testimonianze delle correnti opposte, come ad esempio gli scritti
apologetici Apologetica:
che vuole difendere un’opinione.
, convergono tutte nell’affermare le difficoltà di tale incontro. Se da un lato Valdo poté firmare una confessione di fede che garantiva la propria ortodossia, dall’altro, i suoi discepoli, chiamati i Poveri di Lione, erano considerati come illetterati e l’istituzione papale rifiutò la rivendicazione di una predicazione condotta da laici.